giovedì 11 giugno 2009

MGS: tra romanzo e videogioco

Abbiamo visto la trama dei tre episodi di Metal Gear Solid, manca solo il 4, ma non posso parlarne in quanto non ci ho ancora giocato (aimè, non ho la ps3). Comunque il “MGS 4: Guns of the patriots” è l’ultimo e definitivo episodio della serie, almeno stando a quanto detto dall’ideatore del gioco Hideo Kojima. Non avrebbe più senso, infatti, far continuare il gioco, visto che nel MGS 4 tutto ciò che è rimasto non svelato nei 3 episodi precedenti viene finalmente portato a galla.

Comunque ci tenevo a sottolineare due aspetti importanti di questa meravigliosa saga. Al di là dell’aspetto video ludico, infatti, è rintracciabile nel gioco una fitta e folta trama narrativa. Anzi, sarebbe forse più esatto sostenere che senza questa tela, senza questo intreccio il gioco non avrebbe avuto tutto il grande pubblico che invece lo ha contraddistinto. Che da questo punto di vista il gioco sia riuscito lo testimonia anche il fatto che sia stato scritto un romanzo su di esso: "Metal Gear Solid"di Raymond Benson. Ma esiste anche un'altra analisi del videogioco, che pare lo tratti come un film: "Metal Gear Solid. L'evoluzione del serpente" di Bruno Franceschini.
Ciò dimostra quanto sia stato forte l'impatto della serie, perchè è forse il primo videogioco sul quale viene scritto un libro.
Magari dalle recensioni che ho fatto io non si evince tanto, ma l'attenzione sullo sfondo storico, da parte di Hideo Kojima, è davvero tanta. Senza dimenticare la componenete ideologica e quelle metareferenziali e metatestuali. Mi spiego meglio. La componente ideologica è abbastanza comprensibile: sicuramente la battaglia contro il terrorismo, contro l'estremismo di alcuni facinorosi che realmente durante il periodo della guerra fredda non tramavano altro che renderla calda, cioè farne scaturire una terza guerra mondiale. E poi il riferimento alla crisi missilistica di Cuba, al Muro di Berlino, al lavoro della Cia, al Governo Krusciov e quello Kennedy: tutte cose realmente accadute. Dal punto di vista metatestuale si può benissimo sostenere, o almeno questo è quello che faccio io, che i personaggi, i protagonisti della vicenda spesso, anzi, sempre si riferiscono a ciò che accade nella storia e nella Storia (dove per "storia" intendo la trama del gioco e per "Storia" intendo le vicende storiche della guerra fredda). DA un punto di vista metareferenziale forse faccio un azzardo nel sostenere che i personaggi sono consapevoli di essere dei personaggi, e questo lo si evince soprattutto nel secondo episodio "MGS2: Sons of Liberty", nel quale Raiden, il protagonista della seconda parte del gioco sa di non avere una identità e che quella che le era stata affidata fino alla fine della missione (compreso il nome) non è altro che una identità fittizia. Nello stesso tempo sottolineo un altro punto essenziale legato all'identità personale: nel "MGS3 : Snake Eater", uno dei protagonisti femminili, EVA, ad un certo punto dice a Snake (che nella realtà si chiama Jack) che in quella dura lotta contro Volgin e contro i terroristi, sta confondendo la sua identità reale con quella fittizia e lo mette in guardia da ciò: immedesimandosi troppo con il personaggio, con il nome, Snake sta dimenticando la sua vera identità (Jack) e sta cambiando, non riuscendo a discernere la sua missione dalla realtà lontano dalla missione, cioè dalla sua vita. Potrebbe anche darsi che ci sia un messaggio subliminale al di sotto di queste parole: a mio modesto parere Hideo Kojima ha voluto riferirsi al videogiocatore, avvisandolo di non scambiare la realtà virtuale del videogioco con la realtà della sua vita. E questo secondo me è abbastanza chiaro, perchè tutti sappiamo che molta gente, che passa ore ed ore davanti al pc o alla play, si isola dal mondo, non esce di casa e si rinchiude in camera, confondendo la realtà virtuale del videogame con la realtà VERA della sua vita. Questi sono casi patologici, su questo mi ci soffermerò poi più in là.

Voglio inoltre sottolineare la coerenza che il gioco stesso ha. La diegesi (cioè la fabula) del gioco segue un determinato percorso durante i vari episodi. Sicuramente l'intreccio è molto più complicato, in quanto per capire alcune cose, alcuni avvenimenti, bisogna per forza seguire le altre puntate, onde evitare di rimanere a bocca asciutta e senza sapere come va a finire, o peggio ancora rimanere isolati dalla storia stessa.
Inoltre, per chiunque giochi a Metal Gear Solid, difficilmente il quadro apparirà chiaro prima della fine del gioco. Gli elementi si accumulano in continuazione fino alla fine, ma alla fine ancora il quadro rimane incompleto, manca sempre qualche tassello. Alla fine ci si sente spaesati, perchè sempre dopo i titoli di coda, c'è una qualche rivelazione a metà, che getta quasi nello sconforto il videogiocatore. Il gioco, cioè, non è finito. Il primo episodio, non è altro che uno dei tanti affreschi che compongono la volta; il secondo episodio fa lo stesso. Forse è in questo che la saga di MGS ha fatto successo. Non vi dico come ci si sente quando nell'episodio 2 si capiscono molte cose rimaste irrisolte nel primo nè come ci si sente nell'episodio 3 quando invece si capiscono molte cose sia del primo che del secondo episodio insieme. E credo sia così anche per il MGS 4.
In questo senso, penso che sia molto importante sottolineare la capacità di Hideo Kojima di rendere avvincente la saga. A parte il gioco in se stesso, è possibile considerare Metal Gear Solid come un vero TESTO, cioè come un racconto, solo che invece di leggerlo, lo si guarda e lo si ascolta. In questo modo, mi si dirà, ci si avvicina molto di più alla realtà cinematografica, che non a quella "romazesca", ma secondo me, cinema e romanzo (e letteratura) difficilmente sono discernibili, sono due mondi che vanno a braccetto. E giusto ora mi viene in mente che anche l'elemento cinematografico lo si può ritrovare nel gioco stesso, ma fatemi raccogliere le idee, magari ne parlerò al prossimo post.
Ciao a tutti.

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